[as] intersezioni
Misure vulcaniche.
di Giovanni Macedonio
ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv)
Lo strumento con cui nell’aprile 2013 è stata fatta una presa dati dimostrativa sul Vesuvio, il prototipo Mu-Ray sviluppato dall’Infn. Il rivelatore di muoni è formato da 384 scintillatori plastici letti da fotomoltiplicatori al silicio. Il consumo dell’intero apparato è sufficientemente basso da funzionare senza essere connesso alla rete elettrica. All’interno del progetto premiale Infn-Ingv Muraves entro il 2017 è prevista l’installazione sul Vesuvio di tre rivelatori con quattro piani traccianti da 1 m2 ciascuno. I nuovi rivelatori sono una versione migliorata del prototipo Mu-Ray.
È di particolare interesse la possibilità di poter costruire, con un approccio multiparametrico, un modello dell’interno del vulcano che tenga conto delle diverse proprietà delle rocce e dei fluidi presenti al suo interno. Le rocce e i fluidi, infatti, sono caratterizzati oltre che dalla densità, anche da altre proprietà meccaniche, elettriche e magnetiche. Tra queste, la rigidità delle rocce, insieme alla loro densità, determina la velocità di propagazione delle onde sismiche misurabili dalle differenze dei tempi di arrivo dei terremoti alle varie stazioni sismiche dislocate sul vulcano. La resistività elettrica delle rocce determina la quantità di corrente che attraversa il sottosuolo, in risposta alle differenze di potenziale elettrico applicate a opportuni elettrodi posti sulla superficie del vulcano durante le misure geoelettriche, mentre le proprietà magnetiche delle rocce influenzano il valore del campo magnetico terrestre, anche esso misurabile in superficie. Infine, attraverso la tecnica della magnetotellurica si registrano le variazioni del campo elettromagnetico dovute all’interazione tra le rocce del sottosuolo e le onde elettromagnetiche prodotte dalla ionosfera, fornendoci informazioni sulle proprietà elettromagnetiche delle rocce alle diverse frequenze e delle loro variazioni in funzione del tempo (per esempio in prossimità di un’eruzione). Sarà proprio l’integrazione di tutte queste informazioni che ci permetterà di conoscere meglio l’interno dei vulcani e ottenerne un modello di dettaglio. Attualmente, uno degli aspetti più interessanti della radiografia muonica è la possibilità di ottenere direttamente un’immagine radiografica dell’interno del vulcano, senza la necessità di utilizzare complessi modelli di inversione. A partire da queste immagini, oggi bidimensionali, sarà possibile costruire immagini tridimensionali dell’interno del vulcano attraverso l’utilizzo di più rivelatori posti in diversi punti di osservazione. Infine, a differenza delle altre tecniche, la radiografia muonica permette di osservare l’interno del vulcano “da remoto”, senza la necessità di accedere alle aree sommitali. Questa caratteristica rende la radiografia muonica potenzialmente idonea al monitoraggio durante una crisi vulcanica, quando si evidenza il rischio di una possibile eruzione.
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