Società interconnessa
Intervista a Vittorio Loreto, fisico teorico
di Vincenzo Napolano
Nodi e connessioni. Il web ha messo a disposizione degli studiosi una grande quantità di nuovi dati su molti aspetti della società, dell’economia e del nostro pianeta.
[as]: Perché un fisico teorico può aiutarci a studiare e analizzare la società?
Vittorio Loreto [V]: La fisica statistica studia e descrive sistemi composti da moltissimi elementi in interazione tra loro. Benché le interazioni a livello microscopico siano spesso facilmente intuibili, le proprietà collettive sono tutt’altro che ovvie da decifrare e prevedere. Da questo punto di vista le società, intese come sistemi composti da moltissimi individui, non fanno eccezione. Nonostante il fatto che i componenti elementari siano individui e non particelle, i sistemi sociali presentano straordinarie regolarità a livello globale: si pensi, ad esempio, all’emergere di linguaggi e culture, di leggi, opinioni condivise e comportamenti di massa. Tali cosiddetti “comportamenti emergenti” presentano spesso tratti caratteristici che poco sembrano dipendere dai dettagli delle scelte individuali. I fisici provano perciò a costruire dei modelli statistici della società, considerando gli individui come variabili con un numero “limitato” di possibilità, quelle essenziali rispetto al fenomeno studiato. E in qualche caso funziona.
[as]: Ad esempio?
[V]: Esiste ad esempio un modello di notevole successo (dovuto al sociologo Robert Axelrod), in cui ogni individuo è caratterizzato da un certo numero di variabili che rappresentano specifici tratti culturali (ad esempio, la lingua, la religione, le tendenze politiche, le preferenze, ecc.) e interagisce solo con pochi altri “vicini”. Stabilendo semplici regole di scambio e assimilazione culturale tra le persone, è possibile mostrare sotto quali condizioni un sistema sociale possa evolvere verso una situazione eterogenea o frammentata, piuttosto che verso una completa uniformità, una situazione che oggi chiameremmo globalizzazione. Più in generale modelli di fisica statistica ci stanno aiutando a decifrare meccanismi attraverso cui nelle nostre società possa emergere il consenso, possano propagarsi opinioni e tendenze o fenomeni virali, possano evolversi linguaggi e nuove forme di comunicazione.
[as]: L’idea di utilizzare le tecniche e i metodi della fisica statistica per studiare la società è recente?
[V]: A ben guardare l’idea di cercare leggi statistiche per alcune caratteristiche e comportamenti sociali (la natalità e la mortalità, la frequenza dei crimini…) risale ai padri delle scienze sociali ed economiche e probabilmente influenzò la nascita della stessa fisica statistica con Maxwell e Boltzmann. In tempi più recenti è interessante ricordare che Ettore Majorana, in un articolo apparso postumo nel 1942, già preconizzava l’applicazione di strumenti matematici e di modelli raffinati sviluppati dalla fisica del ’900 allo studio dei fenomeni sociali.
[as]: Cosa poi ha fatto sì che questa idea prendesse piede?
[V]: Nonostante tutte le semplificazioni che facciamo, i modelli statistici dei sistemi sociali restano molto complessi e per studiarli è indispensabile usare delle simulazioni al calcolatore, che sviluppano gli scenari possibili a partire da condizioni iniziali e valori dei parametri diversi. La possibilità di fare simulazioni con calcolatori sempre più potenti e veloci ha permesso di sviluppare modelli teorici sempre più sofisticati con un valore predittivo sempre più alto. Restava aperto però il problema di confrontare i risultati delle simulazioni con i dati reali per dare consistenza ai modelli teorici e adattarli sempre meglio ai fenomeni studiati. Fino a pochi anni fa non avevamo a disposizione dati realmente significativi dal punto di vista statistico sulle nostre società.
Il numero di individui che compongono un sistema sociale è molto elevato. Ognuno di noi interagisce però solo con pochi altri individui, quelli a lui più “vicini”.
[as]: Poi cosa è successo?
[V]: L’avvento di nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione come telefoni cellulari, smartphone, tablet, sensori, oltre naturalmente al web, stanno consentendo di accumulare una quantità di dati – fino a ieri inimmaginabile – su tantissimi aspetti della società, dell’economia e in generale del nostro pianeta. Oggi possiamo monitorare con precisione sempre più capillare i livelli di inquinamento e le condizioni ambientali di grandi aree geografiche, misurare i flussi di persone e merci, registrare dati sull’evoluzione delle organizzazioni criminali o quelli sulla diffusione di epidemie e malattie, come anche le fluttuazioni dei mercati finanziari ecc. Grazie a questo vero e proprio “diluvio di dati” il lavoro della costruzione di nuovi modelli si sta orientando in direzioni nuove e più proficue. In alcuni modelli l’evoluzione dei sistemi è simulata ricalibrando in continuazione le condizioni iniziali a partire da dati sperimentali, per ottenere previsioni sempre più accurate e vicine alla realtà delle cose. Un po’ quello che accade già da tempo con le previsioni del tempo.
[as]: E il web che ruolo svolge?
[V]: Il web è uno strumento potente e fondamentale da molti punti di vista. Permette, ad esempio, di coinvolgere volontari e non professionisti nel lavoro di ricerca, in particolare nel monitorare e raccogliere i dati, con i cosiddetti progetti di citizen science. Far partecipare comuni cittadini al monitoraggio di alcuni dati sensibili significa inoltre anche motivarli e in un certo senso attivare e trasformare la loro percezione di un certo fenomeno.
[as]: Puoi farci un esempio?
[V]: Se ad esempio chiediamo a un campione di persone di registrare i livelli di inquinamento acustico o ambientale dell’area in cui vivono o lavorano, otteniamo almeno due effetti. Il primo è costruire una banca dati di rilevazioni estremamente preziose per analizzare e modellizzare il fenomeno studiato. Allo stesso tempo però il coinvolgimento in questa attività cambierà la consapevolezza e la sensibilità dei partecipanti rispetto all’inquinamento, alle cause che lo generano e soprattutto ai suoi effetti. E questo, oltre ad aumentare la qualità e la raffinatezza dei dati raccolti, potrebbe stimolare un cambiamento nelle nostre abitudini e nei nostri comportamenti sia a livello individuale che a livello collettivo. Un circolo virtuoso di cui le nostre società potrebbero certamente giovare.
[as]: Un intreccio di fattori che può quindi accrescere la consapevolezza pubblica rispetto a molti temi sensibili...
[V]: Ma non solo. In questi progetti i partecipanti commentano, si confrontano e riflettono sulla loro attività. Il dibattito e le riflessioni online diventano ulteriore materiale di studio e analisi da parte dei ricercatori delle scienze sociali. In generale, del resto, tutti i nuovi strumenti del web 2.0 – social network, blog, forum e chat di vario genere – sono dei microcosmi in cui gli utenti replicano meccanismi e dinamiche sociali ben presenti anche nella vita reale. Sono cioè dei veri e propri laboratori virtuali che ci aiutano a capire in che modo si formano le opinioni e prevalgono determinate idee o come prendono forma le mode.
[as]: Ed è possibile descrivere anche questi meccanismi con dei modelli quantitativi?
[V]: Questo è da sempre uno degli obiettivi più ambiziosi delle scienze sociali. Probabilmente oggi, grazie al web – utilizzato contemporaneamente come osservatorio sociale e strumento di indagine – e alla capacità di descrivere sistemi complessi con gli strumenti teorici derivati dalla fisica statistica, abbiamo nuove armi per affrontare questa sfida.
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