Fisica 2.0
I blog dei ricercatori
di Vincenzo Napolano


a.

Negli ultimi anni sono nati molti blog di scienziati che raccontano le loro ricerche in prima persona.
Inguaribile narcisismo o bisogno di condividere le proprie conoscenze. Desiderio di sperimentare una comunicazione immediata e libera con un pubblico (potenzialmente) vasto o quello di influenzare le dinamiche di una comunità di specialisti. Quali siano le motivazioni che li animano, è un dato di fatto che i blogger (e i blog) sono divenuti negli ultimi anni sempre più numerosi e visibili e hanno ormai un ruolo rilevante nella comunicazione sul web. I blog (contrazione di web-log, ovvero “diario in rete”) si presentano solitamente come dei diari online condotti da un unico autore, ai cui post (che in questo contesto in inglese significa “messaggio”, ndr) i lettori possono rispondere o aggiungere commenti. Uniscono quindi una notevole libertà e soggettività nella scrittura a un alto grado di interattività. La forma comunicativa del blog è risultata così convincente da essere ripresa e adattata da molte testate giornalistiche (dove però è una redazione di professionisti ad aggiornare i contenuti). In questo panorama, un fenomeno decisamente originale è quello degli scienziati che raccontano la scienza e il loro lavoro in prima persona. E intrecciano – come è nella natura del blog – la dimensione pubblica con quella privata.
L’impressione è che i nuovi strumenti tecnologici (informatici, editoriali, di interazione online ecc.) del web 2.0 abbiano realizzato un’aspirazione profonda e diffusa nel mondo della ricerca e delle scienze dure (fisica e matematica) in particolare: quella di comunicare e interagire senza mediazioni con la platea dei non esperti. Potendo creare un proprio spazio online in modo semplice e rapido, gli scienziati si sono sentiti liberi da tutti i limiti dell’editoria tradizionale, come anche da quelli dei classici e laboriosi siti web di prima generazione. Potenzialmente in grado di interloquire con tutti gli utenti della rete, gli autori dei blog sono gli unici responsabili della correttezza, dell’efficacia e del successo di ciò che scrivono. La comparsa di questi “nuovi” autori del resto è stata accolta con entusiasmo dal cosiddetto popolo del web, come testimoniano gli animati e frequentati dibattiti innescati dai post dei blog più seguiti.
Se l’arrivo dei blogger ha portato dunque una ventata di novità nella comunicazione della scienza, ha però anche aperto scenari ineditI in seno alla comunità dei ricercatori. Dal punto di vista degli scienziati i blog – grazie alle caratteristiche di aggiornamento continuo e in tempo reale – sono divenuti anche un luogo privilegiato di confronto in chiave non tecnica ma generale sulle questioni calde della ricerca contemporanea. La scrittura dei post diventa in qualche caso per i “blogger-scienziati” il tentativo di recuperare una sintesi e un’interpretazione più generale dei risultati scientifici, di allargare l’orizzonte del proprio sguardo al di sopra dell’estrema specializzazione a cui per forza di cose è costretto lo sforzo quotidiano della ricerca. È naturale che questa dimensione confini con quella della comunicazione al pubblico non esperto e forse anche per questo alcuni dei blogger più entusiasti equiparano la gioia di una spiegazione riuscita a quella di una scoperta scientifica.
Non sorprende quindi che i blog siano diventati anche una fonte preziosa – ma fino a che punto attendibile? – per giornalisti e media di massa. E in questo senso negli ultimi anni è stato emblematico il caso della fisica delle particelle.
Dall’avvio nel 2008 del grande acceleratore Lhc al Cern, la fisica delle particelle ha conosciuto una ribalta sui media mondiali fino ad allora impensabile e che continua ancora oggi con la caccia al bosone di Higgs e la presunta misura di neutrini più veloci della luce. Più di una volta i blog di alcuni ricercatori coinvolti negli esperimenti più importanti in giro per il mondo sono stati in grado di anticipare notizie e indiscrezioni, prima che fossero confermate dalle fonti ufficiali. Comunicare al pubblico dati o possibili scoperte prima che siano state masticate e digerite dalla comunità dei ricercatori rischia però di intaccare le fondamenta stesse del processo scientifico. Soprattutto quando la libertà della rete (e dei singoli blogger) incontra le dinamiche della comunicazione di massa, che può diventare enfatica e approssimativa. Quali sono allora gli strumenti più adeguati a rendere trasparente la produzione delle conoscenze scientifiche? C’è un rischio concreto che l’immagine pubblica della scienza risulti distorta? Un esempio singolare e di altro genere è quello del blog “Io non faccio niente” che racconta la comunità dei fisici dell’Infn intrecciando aspetti scientifici, istituzionali e di politica della ricerca.
Di certo le nuove tecnologie del web offrono l’opportunità di guardare alla scienza e agli scienziati da prospettive nuove e originali. Un’opportunità però con cui imparare a confrontarsi.
 

[as] approfondimento
Borborigmi

1.
Il blogger Marco Delmastro. Alle sue spalle l’esperimento Atlas di Lhc.
 

[as]: Riesci a stimare quante persone e in che modo seguono il tuo blog?


Marco Delmastro [M]: “Borborigmi di un fisico renitente” (www.borborigmi.org) riceve un migliaio di visite al giorno nei giorni normali, e diverse migliaia intorno a quei giorni di punta, quando una qualche notizia di fisica delle particelle (come ad esempio l’accensione di Lhc, dove io stesso lavoro nell’esperimento Atlas) raggiunge i media tradizionali. Molti degli affezionati rimangono silenziosi (lurker, come si dice in gergo): i commentatori sono probabilmente un centinaio, e quelli abituali e costanti qualche decina. Credo che la maggioranza sia costituita da lettori “curiosi” piuttosto che “specialisti”.


[as]: Tre motivi che ti hanno spinto ad aprire un blog?


[M]: Curiosità per il mezzo: le tecnologie della comunicazione nell’era digitale mi hanno sempre interessato, volevo provare di persona e testarne le potenzialità. Una propensione alla divulgazione scientifica: iniziata con il voler spiegare ai miei amici non fisici che cosa faccio tutti i giorni, rivelatasi poi interessante per un pubblico più ampio. Un’intenzionalità educativa anche politica: la comunicazione della scienza e della fisica in Italia è fatta poco e spesso male, io invece penso sia necessario farla bene e parecchio per formare buoni cittadini.


[as]: È cambiata la tua visibilità al di fuori e all’interno del mondo della fisica?


[M]: Ho sempre tenuto ben separate la mia attività di scrittura sul web e la mia professione di fisico: la mia scrittura è rivolta più a un pubblico di non esperti che ai colleghi. Non uso il blog per costruire la mia visibilità e la mia credibilità professionale, per quella ci sono il lavoro quotidiano e le relazioni professionali. Questa è la ragione per cui scrivo il blog principalmente di notte!


[as]: Hai mai provato la tentazione dello scoop?


[M]: Mai. Non mi interessa, non sarebbe onesto, non sarebbe il mio stile. Non scrivo per massimizzare gli accessi, la gloria effimera di quello che arriva per primo in rete non mi stimola. Preferisco scrivere a freddo, cercando piuttosto di spiegare a chi magari non ha gli strumenti. Molti miei articoli vecchi di mesi e anni sono ancora letti oggi, potrei dire lo stesso di uno scoop?


[as]: La gioia più grande e la più grande frustrazione del blogger?


[M]: La gioia: incontrare di persona un lettore, dare un volto a un nickname, condividere un pezzo di vita reale. La frustrazione: combattere contro gli pseudoscienziati che popolano la rete, che hanno orecchie tappate e una presunzione di correttezza inviolabile e fastidiosissima.


[as]: Raccontare la fisica è difficile. Credi che i blog abbiano sperimentato nuove possibilità?


[M]: Si vedono esperimenti interessanti in ambito inglese, un po’ meno nell’ambiente italiano. Penso che la caratteristica stessa dello strumento blog, l’interattività con i lettori e la conversazione, sia stata la base degli esperimenti di comunicazione scientifica più interessanti. E anche l’aver affrontato il racconto della quotidianità della scienza e dei processi umani e sociali che stanno dietro al lavoro del ricercatore.


[as]: Nel complesso la tua attività di blogger è per te soddisfacente?


[M]: Certamente, altrimenti avrei abbandonato da tempo. La cosa che mi stimola di più sono le visite e i contatti di lettori più giovani – gli studenti delle scuole superiori, ad esempio – o meno esperti, che hanno un entusiasmo e una fame di comprensione che meritano rispetto e dedizione.

 
 

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