Convivere con l’incertezza
L’arte di predire e misurare
di Gigi Rolandi
Il confronto tra misure e predizioni teoriche, insieme alla corretta valutazione delle incertezze sperimentali e teoriche, indicò quindi, già nella seconda metà dell’800, la presenza di una nuova fisica, necessaria per descrivere correttamente il mondo naturale (vd. Einstein al limite, ndr). Questa fu teorizzata solo nel 1915, grazie ad Albert Einstein e alla sua teoria della relatività generale, che estendeva la teoria di Newton e prediceva correttamente le piccole differenze dell’orbita nel caso estremo di un pianeta così vicino al Sole.
Non c’è una regola generale per valutare l’incertezza su una predizione teorica. A volte il calcolo della predizione è così complesso che si riesce a svolgerlo solo in maniera approssimata e bisogna in questo caso valutare quantitativamente l’effetto delle approssimazioni fatte.
Altre volte la predizione dipende da altre variabili note sperimentalmente con una certa accuratezza: nel caso della precessione del perielio di Mercurio, la precisione della predizione dipendeva dalla massa di Venere, che era nota al tempo di Le Verrier con un’accuratezza superiore al 10%.
In fondo, ce lo fece capire già Galileo: partendo da osservazioni sperimentali quantitative si può giungere a relazioni quantitative tra le variabili osservabili sperimentalmente (chiamate dai fisici semplicemente “osservabili”), cioè a modelli o teorie, che sono il cuore della comprensione del mondo naturale. La fisica progredisce così, paragonando tra loro osservazioni sperimentali quantitative e predizioni teoriche quantitative. In questo processo è fondamentale il concetto di incertezza delle misure e delle previsioni teoriche. L’incertezza è la stima della differenza tra il valore dell’osservabile misurata (o predetta) e il suo valore vero, cioè quel valore che potremmo idealmente misurare (o predire) solo con uno strumento o un metodo infinitamente preciso. Questa incertezza nel gergo dei fisici viene chiamata spesso “errore”, ma questo, per l’accezione usuale del termine, in realtà è uno sbaglio! L’errore, così come lo intendiamo comunemente infatti, è qualcosa che si può correggere, mentre l’incertezza no. L’incertezza è parte centrale del processo di confronto.
Misura e previsione sono in accordo quando la loro differenza è confrontabile con l'incertezza teorica o con quella sperimentale.
Ma come si valuta l’incertezza di una misura? È questa l’arte della fisica! Le incertezze sono di solito categorizzate in sistematiche e statistiche. Le incertezze sistematiche includono le approssimazioni fatte nella definizione o nella realizzazione delle misure, i limiti degli strumenti utilizzati e l’imperfetta conoscenza dei parametri che intervengono nell’analisi dei dati.
Il comitato congiunto per i manuali di metrologia ha prodotto un manuale (vd. link sul web, ndr), in cui le incertezze delle misura sono opportunamente classificate in varie categorie. Molte misure tipiche della vita comune sono limitate da incertezze sistematiche. Quando utilizziamo un metro comune per misurare una lunghezza, la precisione è limitata dallo strumento: la distanza tra le tacche che indicano i millimetri. La misura della velocità fatta con il tachimetro installato sulle automobili è realizzata in maniera approssimata, poiché si basa su una proporzionalità assunta tra la velocità di rotazione dell’albero di trasmissione e lo spazio percorso dal veicolo: sgonfiando o gonfiando i pneumatici o semplicemente caricando molto o poco l’automobile possiamo variare questo fattore di proporzionalità. Quando invece ci pesiamo con la bilancia di casa, è la misura che è approssimata: il nostro peso cambia di giorno in giorno a causa di quello che mangiamo o dell’attività fisica che facciamo, e questa variazione è più grande della precisione dello strumento. In tal senso quindi il nostro peso è una misura non riproducibile. Le incertezze statistiche sono invece le variazioni osservate in molte ripetizioni della stessa misura in condizioni apparentemente identiche. Alcuni fenomeni fisici hanno difatti una casualità intrinseca. L’incertezza statistica di una misura è legata al fatto che avendo ottenuto un certo risultato in un esperimento, rifacendolo si potrebbe ottenerne un altro. Un tipico esempio è il lancio ripetuto di dieci monete. Se al primo lancio si sono ottenute, per esempio, 5 teste e 5 croci, ripetendo il lancio non è detto che si ottenga lo stesso risultato, potrebbe invece uscire 3 volte testa e 7 croce, o 6 volte croce e 4 testa. Quanti tra i milioni di neutroni liberi all’interno di una “bottiglia” di confinamento (vd. Vite da neutroni, ndr) decadono in dieci minuti? Questo numero varia in maniera casuale: si può dimostrare che la scala tipica di questa variazione è inversamente proporzionale alla radice quadrata del numero di neutroni nella bottiglia. Per migliorare l’incertezza statistica di questa misura, si può aumentare il numero di neutroni o ripetere più volte la misura nelle stesse condizioni e fare una media tra i risultati.
Il confronto tra i risultati delle singole misure, che ci si aspetta siano distribuite secondo una curva di Gauss (vd. Per un pugno di sigma, ndr), dà anche un’indicazione sulla riproducibilità delle misure stesse. Il confronto è una parte essenziale del progresso in fisica. Quando bisogna fare calcoli molto complessi e accurati per predire una osservabile, è importante che questi calcoli vengano fatti in parallelo e indipendentemente da più di un gruppo di fisici teorici, in modo che i risultati si possano confrontare oggettivamente.
In un esperimento la precisione dello strumento di misura ha un’influenza sull’incertezza sistematica dello stesso.
Uno dei punti chiave del progresso della conoscenza scientifica è il continuo confronto tra teoria ed esperimento. Il maggiore o minore accordo tra i due fornisce informazioni importanti alla comprensione dell’universo in cui viviamo. Sia la predizione che la misura sono affette da incertezze: se indichiamo con un punto il valore centrale di entrambe, possiamo rappresentarne l’incertezza come una regione più o meno grande che contiene con una certa probabilità i risultati di ripetute predizioni o misure della stessa quantità. Se ora confrontiamo la predizione con la misura, possiamo avere tre situazioni diverse: a sinistra, le incertezze si sovrappongono ampiamente, per cui possiamo affermare che la predizione e la misura sono in accordo; a destra, non c’è sovrapposizione, per cui possiamo affermare che la misura e la predizione non sono in accordo; al centro vediamo che le due incertezze si toccano appena: in questo caso non possiamo trarre conclusioni e dobbiamo diminuire le incertezze sulle misure e/o sulle predizioni per poter arrivare a una conclusione.
La Divina casualità
Quale è la probabilità che una scimmia che batte a caso i tasti di una tastiera componga la prima terzina della Divina Commedia? È un numero piccolissimo: la scimmia dovrebbe azzeccare quell’unica combinazione su 10 alla 134 combinazioni possibili. 10 alla 134 è un numero enorme: un 1 seguito da 134 zeri! Per confronto, tutte le stelle dell’universo sono solo pari a un 1 seguito da 22 zeri! Gli scienziati si dicono (abbastanza) sicuri di una scoperta quando la probabilità che la scoperta stessa sia dovuta al caso e non a un nuovo fenomeno non noto fino a ora è più piccola di 1 su 3,5 milioni (le cinque sigma, vd. anche in Asimmetrie n. 20 fig. c in Per qualche sigma in più, ndr). Questa è la stessa probabilità che la scimmia scrivendo solo cinque lettere componga per caso (appena!) i primi cinque caratteri della Divina Commedia. Se però la scimmia compone una pagina da circa 400 caratteri, dobbiamo controllare se l’inizio della Divina Commedia appare per caso in questa pagina (è il famoso “look elsewhere effect”, cioè il “guardare altrove”, vd. Per un pugno di sigma, ndr). In questo caso la probabilità delle cinque sigma corrisponde alla probabilità di trovare in fila i primi 7 caratteri. [Barbara Sciascia]
Biografia
Gigi Rolandi è ricercatore al Cern e professore di fisica sperimentale delle alte energie alla Scuola Normale di Pisa. Il suo campo principale di ricerca è la fisica degli acceleratori e i test di precisione del modello standard. Ha partecipato agli esperimenti Aleph e Cms con responsabilità centrali nella costruzione dei tracciatori e nell’analisi dei dati. È membro degli editorial board di Physics Letters B e Jhep ed è membro dell’Accademia Pontaniana.
Link
www.bipm.org/utils/common/documents/jcgm/JCGM_100_2008_E.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/Precessione_del_perielio_dell'orbita_di_ Mercurio
http://home.cern/topics/large-hadron-collider https://atlas.web.cern.ch/Atlas/Collaboration/
http://cms.web.cern.ch
https://en.wikipedia.org/wiki/Faster-than-light_neutrino_anomaly
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