[as] traiettorie
Mettersi in gioco.
di Catia Peduto
“Ci piacciono i numeri, le conoscenze che regalano e quelle che esigono, ma soprattutto lo spirito di avventura e di pura bellezza che spesso sanno racchiudere”, si legge sul sito web della società torinese Taxi1729, fondata da tre ragazzi che si occupano di comunicazione e formazione scientifica. Abbiamo intervistato uno di loro, Diego Rizzuto.
[as]: Diego, dunque ti piacciono i numeri?
[Diego]: Mi piace mostrare che sono belli, prima che utili, questo è l’obiettivo che ci siamo dati in Taxi1729. Perché spesso i divulgatori di materie “dure”, come la matematica e la fisica, pongono l’accento sul fatto che queste sono utili “ad altro”. Ma è importante far scoprire il bello, prima dell’utile. E la matematica è bella, per davvero. Anche se io in realtà ho studiato fisica…
[as]: E come mai ad un certo punto hai lasciato la fisica e ti sei appassionato alla matematica?
[D]: Mi sono iscritto a fisica nel 1999 e dopo tre anni ho preso la laurea triennale, con una tesi sperimentale fatta all’interno del gruppo di Alice (uno degli esperimenti del Cern, ndr) dell’Infn di Torino. Poi ho iniziato il corso di laurea magistrale in fisica delle particelle e ho scoperto la mia passione per la comunicazione della scienza. In quel periodo, infatti, ho realizzato i miei primi video divulgativi: uno sulla fisica nucleare, proprio su incarico dell’Infn di Torino, l’altro sui possibili sbocchi professionali di un fisico, su incarico del Corso di Studi in Fisica dell’Università di Torino. Come lavoro di tesi magistrale ho poi progettato e realizzato, insieme a una società di Genova, un vero e proprio “videogame della fisica”.
[as]: Carina come idea!
[D]: Sì, era un’avventura grafica in cui Prot, il protagonista, si trova alle prese con il misterioso suicidio del suo amico, il fisico sperimentale Doc. Con i nomi non avevo avuto molta fantasia, ma la storia era avvincente: per nulla convinto che il suo amico si fosse davvero ucciso, infatti, Prot inizia a indagare e trova un messaggio video di Doc che è l’inizio di una vera e propria caccia al tesoro costellata di enigmi riguardanti la fisica, superati i quali Prot raccoglie indizi. Alla fine del gioco Prot raccoglie informazioni a sufficienza per capire che il suicidio in realtà era un omicidio e scoprire chi lo aveva commesso e perché: di mezzo, come è ovvio in un gioco come questo, si scopre esserci una società cattivissima con grandi interessi in una rivoluzionaria scoperta scientifica che aveva fatto Doc. Ma poi, dopo aver presentato questo lavoro davanti alla commissione di laurea, qualche mese prima della discussione della tesi, ho lasciato il percorso universitario: ormai era chiaro cosa volevo fare “da grande”. Così ho aperto una partita Iva e mi sono buttato nel mondo dell’imprenditoria, con molto entusiasmo e nessuna esperienza, e, qualche anno dopo, ho fondato assieme ad altri due soci Taxi1729 (la storia di questo curioso nome è raccontata sul sito www.taxi1729.it, ndr).
[as]: In che consiste il vostro lavoro di divulgazione scientifica in Taxi1729?
[D]: Cerchiamo di raccontare la scienza in modo approfondito ma divertente. Miriamo a essere autorevoli senza essere noiosi. E non è un processo banale: per non trivializzare concetti complessi, passiamo giorni a studiare e discutere tra noi. Per essere coinvolgenti, passiamo altrettanti giorni a ragionare su come raccontare quei contenuti, con quali parole e quali strumenti di supporto. Inoltre, prediligiamo progetti che abbiano un’utilità sociale, anche più immediata di quella legata alla semplice diffusione della cultura scientifica. Negli anni abbiamo declinato questa idea di divulgazione in conferenze, mostre, laboratori, corsi di formazione e, recentemente, in un libro (“Fate il Nostro gioco”, Add Editore). Sembra proprio, almeno fino a oggi, che questa idea d’impresa sia economicamente sostenibile. Incredibile ma vero!
[as]: Raccontaci un po’ meglio uno dei vostri progetti…
[D]: Non inventiamo un progetto all’anno, neanche uno ogni due anni: non fosse già stato fatto negli Stati Uniti, avremmo brevettato noi il marchio “Slow science”. Il primo progetto di Taxi1729, “Fate il nostro gioco”, è nato nel 2009: una campagna d’informazione sulla matematica del gioco d’azzardo, tutt’oggi in piena attività. “Fate il nostro gioco” nasce da un obiettivo e da una precisa convinzione. L’obiettivo è svelare le regole, i piccoli segreti e le grandi verità che stanno dietro all’immenso fenomeno del gioco d’azzardo in Italia. La convinzione è che il modo migliore per farlo sia usare la matematica come una specie di antidoto logico, per creare consapevolezza intorno al gioco e svelare i suoi lati nascosti.
[as]: Insomma, svelate al pubblico perché è sbagliato cadere nella trappola dei giochi d’azzardo?
[D]: Esattamente! Abbiamo tenuto la nostra prima conferenza su questo tema nel 2010, a Torino. Da allora abbiamo coinvolto quasi 120.000 persone, perlopiù studenti, in 18 delle 20 regioni d’Italia (ci mancano Sardegna e Abruzzo!), ma anche in Svizzera e in Francia. Abbiamo realizzato video che hanno avuto milioni di visualizzazioni sui social e, difficile immaginarlo prima, siamo stati ospiti di trasmissioni importanti della tv nazionale e hanno parlato di noi le principali testate giornalistiche italiane. Recentissimo, poi, è il premio che ci è stato consegnato a novembre 2016, sul palco del Teatro Argentina di Roma, dall’Unione Nazionale Consumatori. Una serie di belle soddisfazioni, insomma. Almeno fin qua. Il sogno, però, sarebbe quello di tornare a parlare di fisica nella speranza che i miei soci - soprattutto il matematico - siano d’accordo.
Diego Rizzuto (a destra) con il suo collega matematico Paolo Canova durante una lezione di probabilità, tenuta agli studenti del Liceo Classico Gioberti di Torino nel 2013.
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