[as] con altri occhi
Stasera è di scena l'Universo.
di Lucilla Giagnoni
Mi chiamo Lucilla, faccio l'attrice e sono autrice teatrale; scrivo le storie che racconto. Racconto le storie che m'interessano e che mi salvano. Nel 2001 quando ho visto, come tutti, crollare le Torri mi sono accasciata sulla scala di casa e ho pensato: ci vogliono parole di bellezza per uscire dall'inferno. Ho scritto, così, "Vergine madre", un lavoro dedicato alla Divina Commedia di Dante: l'opera che più di ogni altra ci mostra la strada per uscire dal buio dell'inferno. La Divina Commedia finisce con la parola "stelle". Per essere precisi: l'Inferno finisce con la parola "stelle", il Purgatorio finisce con la parola "Stelle", il Paradiso con la parola "stelle". Evidentemente Dante ci teneva davvero molto che noi guardassimo le stelle. "Che cosa indicano, quale misteriosa verità custodiscono o rivelano, le stelle?". Mi sono messa a studiare ciò che non conoscevo ed è nato il mio ultimo spettacolo, "Big Bang". Ho scoperto che per parlare delle Stelle, bisognava parlare della Creazione del mondo e dell'Inizio. Mi sono accorta che non mi bastava più la lingua che conoscevo, quella della poesia, ma dovevo usarne almeno altre due, così diverse fra loro in apparenza: quella del testo sacro e quella della scienza. Il testo sacro sulla creazione che fonda la nostra cultura è il Libro della Genesi. L'ebraico con cui è scritto è antico di almeno 3.000 anni, una lingua che non ci è mai stata veramente restituita in una traduzione che ne rispettasse la ricchezza semantica e la forza primordiale. Nell'alfabeto ebraico ogni lettera corrisponde a un numero, o meglio, è un numero. Così il sapiente che leggeva il testo sacro poteva nello stesso tempo vedere un racconto e un insieme di numeri. Il Libro della Genesi è una struttura architettonica fatta di corrispondenze numeriche perfettamente congegnate. Come, con evidenza, è finemente congegnato l'Universo.
Qual è il suo codice segreto? Il suo alfabeto? Se ci volessimo chiedere qual è il vero linguaggio della scienza dovremmo riconoscere che è quello delle formule: E=mc2 (quante volte si è detto che è poesia!). Una formula scientifica è fatta di lettere e numeri. La lingua del testo sacro è fatta di lettere e numeri. Alle orecchie dei non addetti ai lavori sia l'inizio del libro della Genesi che le trasformazioni di Lorentz suonano come mantra misteriosi capaci di schiudere universi. Con la parola si crea il mondo. All'inizio fu il Verbo. La parola è il Codice. La prima azione che compie il Dio della Bibbia è parlare: "Sia la luce!" e la Luce fu. E=mc2. E la lingua della poesia? Per fortuna non ha bisogno di spiegazioni, non servono addetti ai lavori. Qui incomincio davvero a divertirmi. Gli scienziati non fanno altro che citare Shakespeare. Silenzio… ora parla Amleto, il principe dell'indeterminazione:
"Essere o non essere"… e a me viene in mente il gatto di Schrödinger che è e non è. Parla Prospero, il mago incantatore delle forze della natura: "Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni"… e a me viene in mente la schiuma quantistica. Parla Lady Macbeth, la donna senza nome, il lato oscuro di Macbeth… e a me viene in mente la materia oscura. Un gioco a scoprire nuovi codici che mi diverte e mi fa pensare. Se Einstein è un poeta, Shakespeare è uno scienziato e l'antico redattore del testo biblico uno che già sapeva tutto. Dante, nella Divina Commedia è stato l'ultimo a fondere questi tre linguaggi: teologia, scienza e poesia. Io, che evidentemente non sono Dante, cerco i punti di contatto, le possibilità di dialogo, con risultati che mi sorprendono assai. Piccole rivelazioni che emergono dal mio personalissimo caos originario, fino al mio rapporto privato con la creazione: mia figlia. Sì, ho scoperto che Big Bang in fondo parlava di me e mia figlia: la mia luce, il mio inizio e la mia fine. Io, che mi chiamo Lucilla ho chiamato mia figlia, me ne rendo conto solo adesso, Bianca. Come la luce. Ecco, sempre una questione di parole.
Big Bang. Un attimo di silenzio e… Sia la Luce e la Luce fu.
"Essere o non essere"… e a me viene in mente il gatto di Schrödinger che è e non è. Parla Prospero, il mago incantatore delle forze della natura: "Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni"… e a me viene in mente la schiuma quantistica. Parla Lady Macbeth, la donna senza nome, il lato oscuro di Macbeth… e a me viene in mente la materia oscura. Un gioco a scoprire nuovi codici che mi diverte e mi fa pensare. Se Einstein è un poeta, Shakespeare è uno scienziato e l'antico redattore del testo biblico uno che già sapeva tutto. Dante, nella Divina Commedia è stato l'ultimo a fondere questi tre linguaggi: teologia, scienza e poesia. Io, che evidentemente non sono Dante, cerco i punti di contatto, le possibilità di dialogo, con risultati che mi sorprendono assai. Piccole rivelazioni che emergono dal mio personalissimo caos originario, fino al mio rapporto privato con la creazione: mia figlia. Sì, ho scoperto che Big Bang in fondo parlava di me e mia figlia: la mia luce, il mio inizio e la mia fine. Io, che mi chiamo Lucilla ho chiamato mia figlia, me ne rendo conto solo adesso, Bianca. Come la luce. Ecco, sempre una questione di parole.
Big Bang. Un attimo di silenzio e… Sia la Luce e la Luce fu.
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