L’infinito sotto il tappeto
Come normalizzare le teorie divergenti
di Massimo Passera
a.
Un gruppo di fisici attorno a Feynman (al centro davanti al tavolino), tra cui Schwinger (tutto a destra nella foto), intenti in una discussione durante una conferenza scientifica nel giugno del 1947.
b.
Due diagrammi di Feynman (vd in Asimmetrie n. 19 L'alfabeto della natura, ndr), che descrivono un elettrone libero (1) e un fotone libero (2). Un elettrone libero non può emettere un fotone, o meglio lo può fare solo se “riassorbe” il fotone emesso dopo un tempo “brevissimo”. In questo tempo brevissimo sia l’elettrone che il fotone sono detti “virtuali” e possono assumere valori qualsiasi di energia, purché la somma delle due energie sia pari a quella dell’elettrone prima e dopo l’emissione/assorbimento del fotone. Allo stesso modo, un fotone libero non può trasformarsi in una coppia elettrone-positrone, se non per un tempo brevissimo. Come nel caso 1) l’elettrone e il positrone sono particelle virtuali con energia qualsiasi e con l’unico vincolo che la somma delle loro energie sia uguale a quella del fotone prima e dopo la produzione/annichilazione della coppia.
Due diagrammi di Feynman (vd in Asimmetrie n. 19 L'alfabeto della natura, ndr), che descrivono un elettrone libero (1) e un fotone libero (2). Un elettrone libero non può emettere un fotone, o meglio lo può fare solo se “riassorbe” il fotone emesso dopo un tempo “brevissimo”. In questo tempo brevissimo sia l’elettrone che il fotone sono detti “virtuali” e possono assumere valori qualsiasi di energia, purché la somma delle due energie sia pari a quella dell’elettrone prima e dopo l’emissione/assorbimento del fotone. Allo stesso modo, un fotone libero non può trasformarsi in una coppia elettrone-positrone, se non per un tempo brevissimo. Come nel caso 1) l’elettrone e il positrone sono particelle virtuali con energia qualsiasi e con l’unico vincolo che la somma delle loro energie sia uguale a quella del fotone prima e dopo la produzione/annichilazione della coppia.
c.
Rappresentazione schematica del concetto di rinormalizzazione. La prima sfera rappresenta la somma di tutte le energie che possono assumere le particelle virtuali in un determinato processo. Anche se questa somma è infinita, può essere rinormalizzata sottraendogli la somma di tutte le energie superiori a un certo valore, indicato con lambda in figura (seconda sfera). Quello che resta, la terza sfera in figura, è una quantità ben definita. La terza sfera descrive quantità misurabili che accadono nei processi fisici a energie inferiori di lambda, mentre la prima e la seconda, che hanno valore infinito, descrivono quantità o parametri non misurabili.
Rappresentazione schematica del concetto di rinormalizzazione. La prima sfera rappresenta la somma di tutte le energie che possono assumere le particelle virtuali in un determinato processo. Anche se questa somma è infinita, può essere rinormalizzata sottraendogli la somma di tutte le energie superiori a un certo valore, indicato con lambda in figura (seconda sfera). Quello che resta, la terza sfera in figura, è una quantità ben definita. La terza sfera descrive quantità misurabili che accadono nei processi fisici a energie inferiori di lambda, mentre la prima e la seconda, che hanno valore infinito, descrivono quantità o parametri non misurabili.
Le divergenze ultraviolette della Qed possono essere eliminate mediante la cosiddetta “rinormalizzazione”. È questa la soluzione che trovarono Dyson, Feynman, Schwinger e Tomonaga. Questa procedura consiste nell’assorbire, cioè “spostare”, le divergenze (gli infiniti) contenuti nelle predizioni teoriche, nei parametri liberi della teoria. Questi ultimi diventano essi stessi infiniti e non hanno più alcun significato fisico, ma mantengono una relazione con quantità direttamente misurabili. Quando il risultato del calcolo di un processo fisico viene espresso in termini di quantità misurabili, anziché mediante i parametri liberi del modello teorico (che, come detto sopra, non hanno più alcun significato fisico), le divergenze si cancellano esattamente. Affinché la teoria sia rinormalizzabile, è però necessario che tutti gli infiniti che compaiono nei calcoli possano essere assorbiti in un numero finito di parametri liberi. Questo è proprio ciò che avviene nella Qed, dove è sufficiente esprimere il calcolo di un qualsiasi processo fisico in termini della massa e della carica elettrica dell’elettrone, misurate sperimentalmente, per ottenere un risultato finito. Per quanto bizzarra (o “svitata”, come la definì lo stesso Feynman) possa sembrare, questa procedura, dettata da regole ben precise, funziona perfettamente. Grazie a questa fantastica cancellazione degli infiniti alla fine degli anni ‘40, la Qed acquistò il suo completo potere predittivo e da quasi 70 anni fornisce predizioni in splendido accordo con gli esperimenti. Nel 1971, Gerardus ‘t Hooft e Martinus Veltman riuscirono a dimostrare che anche le interazioni deboli sono rinormalizzabili, aprendo così la strada del successo alla meravigliosa sintesi del modello standard, l’elegante ed economica teoria delle interazioni elettromagnetiche, forti e deboli. Non tutte le teorie quantistiche dei campi sono però rinormalizzabili. In molti casi, infatti, gli infiniti non possono essere assorbiti in un numero limitato di parametri liberi e la teoria, detta “non rinormalizzabile”, contiene divergenze ultraviolette. Nonostante questo, le teorie non rinormalizzabili hanno un ruolo fondamentale nella nostra descrizione della natura. In particolare, la teoria quantistica della gravità non è rinormalizzabile (vd. La gravità gravita, ndr). Mentre in passato la rinormalizzabiltà di una teoria veniva considerata un principio fondamentale, oggi pensiamo che ogni teoria di campo quantistica realistica delle interazioni fondamentali contenga parti rinormalizzabili, come nel modello standard, e altre che non lo sono e che sono divergenti ad alta energia. Per ora, gli infiniti che non riusciamo a spazzare sotto il tappeto parametrizzano la nostra ignoranza della fisica a queste alte energie. Non ci resta che continuare la nostra ricerca verso energie sempre più grandi.
Biografia
Massimo Passera è ricercatore dell’Infn della sezione di Padova. Fisico teorico delle particelle elementari, si occupa principalmente di test di precisione del modello standard.
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