Infinito, che passione
Uno scenario “fantascientifico”
di Tullio Regge
a.
Nel racconto “La biblioteca di Babele”, tratto dalla sua opera Finzioni (Ficciones il titolo originale in spagnolo), Borges descrive una libreria fantastica che chiama “l’Universo”.
Io sostengo una tesi simile riguardo al nostro universo: penso che esso contenga tutte le possibili configurazioni dei campi (compatibili con le leggi fisiche). Per fare ciò, l’universo deve avere un’estensione infinita, e siamo quindi portati a preferire i modelli aperti. Questo principio può essere enunciato nella seguente forma:
In effetti, l’universo aperto ha avuto inizio con temperature e densità estremamente elevate ed evolverà verso l’estremo opposto del freddo e del vuoto. Jacques Monod (biologo francese, autore de Il caso e la necessità, ndr) ha affermato che non bisogna mescolare le conoscenze con i valori; il nostro collega Freeman Dyson si diverte a fare esattamente l’opposto, e io sono ben consapevole di imitarlo. Penso che sia uno spreco concepire delle leggi fisiche, delle equazioni di campo che selezionano particolari configurazioni di materia, senza che ciò comporti l’esistenza reale di tali configurazioni, non solo in un mondo platonico. Vorrei quindi cogliere questa occasione per esprimere un mio pregiudizio. Mi piace l’infinito. Il principio 1 prescrive un universo infinito, ma il principio 2 va un po’ oltre:
La ricerca di una teoria finale non avrà mai termine. Il principio 2 ha un’importante conseguenza. Andando indietro verso il Big Bang, osserviamo sempre più simmetrie. Il numero delle dimensioni dello spazio è legato a queste simmetrie. Suggerisco quindi il principio 3:
3. Il numero delle dimensioni dello spaziotempo è infinito. La riduzione dimensionale rimuove queste dimensioni, eccezion fatta per un numero finito di esse. Man mano che ci avviciniamo al Big Bang, tutte le dimensioni diventano visibili.
Fisico teorico di fama mondiale, Tullio Regge coltivò vasti e profondi interessi anche in campo artistico e letterario.
Ciò garantisce che i fisici non saranno mai disoccupati. E vengo ora a una questione correlata. Non sono il solo a pensare che la riduzione dimensionale stia diventando un concetto molto importante in tutti i tentativi attuali di costruire delle teorie unificate. Questo significa che il numero di dimensioni dello spazio è essenzialmente un concetto antropomorfo, legato alla limitata scala di energia attuale. In tutte le teorie che abbiamo esaminato finora le dimensioni supplementari sono di tipo spaziale. Più dimensioni temporali porterebbero infatti a violazioni della causalità e/o alla comparsa di tachioni (ovvero particelle più veloci della luce, ndr). Personalmente, trovo che questa mancanza di simmetria tra tempo e spazio sia fastidiosa. Ma, dopo tutto, possiamo sempre effettuare una rotazione di Wick (una trasformazione che, assegnando al tempo valori immaginari, converte lo spaziotempo di Minkowski in uno spazio euclideo, ndr) ed entrare in un meraviglioso mondo fittizio in cui c’è solo spazio, e io non provo alcun fastidio estetico. Concludo quindi con il mio ultimo principio:
5. Il mondo reale ha solo dimensioni spaziali. Il tempo non è altro che un’illusione antropomorfa. Le teorie dovrebbero essere formulate direttamente in uno spazio (localmente) euclideo, che rappresenta l’entità fondamentale.
Mi rendo conto che tutti questi principi non sono enunciati in un linguaggio matematico appropriato, e che mescolano conoscenza e valori. Spero almeno che risultino divertenti.
Biografia
Tullio Regge (1931-2014) è stato uno dei più grandi fisici teorici della seconda metà del Novecento. Per i suoi studi innovativi nel campo della teoria quantistica degli urti, della relatività generale, della supergravità e della fisica della materia condensata ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il premio Dannie Heineman, la medaglia Einstein e la medaglia Dirac.
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