Una nuova tecnica scientifica non invasiva, sviluppata dai ricercatori del laboratorio Landis dell’Infn e dell’Ibam-Cnr, è stata impiegata per la prima volta per studiare reperti appartenenti a un antico corredo funebre egizio della collezione del Museo Egizio di Torino. La tecnica si chiama "fluorescenza a raggi X per scansioni macro" (Ma-Xrf) ed è stata impiegata per la prima volta su alcuni cofanetti in legno dipinti presenti nella tomba di Kha, architetto del faraone durante la XVIII dinastia (1420-1351 a.c). La campagna di analisi si è svolta nel mese di giugno presso il Museo Egizio di Torino.
“Le immagini preliminari ottenute dall’analisi dei cofanetti in legno dipinti del corredo funebre della tomba di Kha, finora mai analizzati con tecniche scientifiche, hanno fornito nuove indicazioni sulle tecniche pittoriche utilizzate nell’antico Egitto, sulla presenza di diverse mani nella manifattura artistica degli oggetti e sul loro stato di conservazione”, commenta Paolo Romano, responsabile del Laboratorio Landis. La Ma-Xrf è una tecnica non invasiva a scansione che permette di ottenere un mapping chimico del reperto analizzato senza danneggiarlo e fornendo importanti indicazioni su materie prime, tecnica pittorica e stato di conservazione. Lo scanner, interamente progettato e sviluppato presso il Landis, permette di ottenere immagini ad alta risoluzione degli elementi chimici su superfici dipinte ed è a oggi l’unico capace di lavorare su grandi superfici (105x70 cm), ad altissima velocità (fino a 200 mm/sec) e con una risoluzione spaziale fino a 30 micron (pari a 30 centesimi di millimetro). L'analisi svolta si inserisce in un progetto multidisciplinare che coinvolge studiosi e ricercatori dell'Istituto per i processi chimico fisici (Ipcf) di Messina, del Centro Fermi, della Soprintendenza Archeologia del Piemonte e delle Università degli Studi di Milano-Bicocca e Roma Tor Vergata. [Eleonora Cossi]