Dal ghiacciaio del Morteratsch, nelle Alpi svizzere, arrivano importanti informazioni sul destino delle sostanze radioattive prodotte da test e incidenti nucleari e custodite per decenni nei ghiacciai alpini. Uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports (gruppo Nature) evidenzia il ruolo dei crioconiti, sedimenti scuri che si trovano sui ghiacci di tutto il mondo. I ricercatori hanno osservato che questi sedimenti si comportano come vere e proprie spugne con le impurità presenti nel ghiaccio e nella neve, come le sostanze radioattive di origine artificiale, concentrandoli di diversi ordini di grandezza. Lo studio è stato condotto da ricercatori dei Dipartimenti di Scienze dell’Ambiente e della Terra e di Fisica dell’Università di Milano-Bicocca, delle sezioni di Milano-Bicocca e Genova dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), dell’Università di Genova e del Laboratorio per l’Energia Nucleare Applicata (Lena) dell’Università di Pavia. Per determinare con precisione la composizione dei sedimenti e quantificare il grado di contaminazione sono state impiegate tecniche diverse. Da una parte la spettroscopia gamma per l’analisi dei radionuclidi naturali e antropici, dall’altra l'attivazione neutronica per la determinazione della composizione elementare. Una tecnica termo-ottica è stata invece impiegata per la misurazione del contenuto di carbonio organico ed elementare, altra componente importante delle crioconiti. Le misure hanno riscontrato la presenza di sostanze radioattive come cesio-137, americio-241, bismuto-207 e metalli pesanti, ad esempio zinco, arsenico e mercurio deposte sul ghiacciaio insieme alla neve nell’arco degli ultimi decenni ma ora la fusione ne determina una nuova mobilizzazione nell’ambiente. La ricerca mostra che le concentrazioni degli inquinanti trovate nelle crioconiti sono molto più alte rispetto a quanto normalmente osservato nel ghiaccio e nell’acqua di fusione pura. Fortunatamente, le sostanze potenzialmente nocive raggiungono concentrazioni significative solo all’interno delle singole coppette crioconitiche: quando il ghiaccio fonde e la crioconite è rilasciata nell’ambiente insieme all’acqua di fusione, queste sostanze sono diluite enormemente, evitando quindi qualsiasi rischio concreto e immediato per la salute. [Eleonora Cossi]