Forse non tutti sanno che gli scienziati italiani, in particolare quelli dell’Infn, hanno contribuito in modo determinante all’avventura del superacceleratore Lhc del Cern di Ginevra e alla scoperta del bosone di Higgs. Fino al 23 novembre lo si potrà scoprire nella stazione Alta Velocità di Bologna grazie all’installazione "Meet Lhc. 60 anni di Italia al Cern", organizzata dalla Sezione Infn di Bologna, in collaborazione con Grandi Stazioni e Rete Ferroviaria Italiana, società entrambe del Gruppo FS Italiane.
Con l’installazione "Meet Lhc", l’Infn offre ai visitatori l’occasione di ammirare la complessità degli apparati sperimentali e di approfondire, attraverso un percorso fotografico, la storia di questo celebre laboratorio, in cui lavorano persone di ogni nazionalità, a testimoniare come la scienza sia strumento di pace. Il percorso fotografico mette l’accento sull’importante contributo che l’Italia, grazie all’Infn, ha fornito per il raggiungimento dei successi del Cern. L’installazione è stata inaugurata con l’aperitivo scientifico “Sempre più veloci”, un confronto sulle velocità raggiungibili dall’uomo nell’infinitamente piccolo da un lato e nei trasporti dall’altro. All’incontro, moderato dal noto conduttore televisivo, giornalista e attore bolognese Giorgio Comaschi, hanno partecipato Antonio Zoccoli della giunta esecutiva dell’Infn ed Eugenio Fedeli, Direttore Produzione Bologna di Rete Ferroviaria Italiana.
“La scelta di un luogo, come la grande stazione sotterranea di Bologna, per l'installazione 'Meet Lhc' ha un’importanza particolare - ha commentato Antonio Zoccoli - della giunta esecutiva dell’Infn. "Da una parte, infatti, i tunnel in cui passano i treni ad alta velocità ricordano molto quelli dell'acceleratore Lhc, in cui i protoni si muovono a velocità vicine a quelle della luce, le più alte mai raggiunte finora, prima di scontrarsi. Dall'altra la stazione è sempre stata identificata come il luogo di partenza di lunghi viaggi e mi piace quindi accostarla con i nostri laboratori di ricerca, da cui noi intraprendiamo i nostri viaggi verso i limiti della conoscenza – ha concluso Zoccoli.
"Accostare le attività di ricerca dell’Infn all’Alta Velocità ferroviaria è motivo di orgoglio per il Gruppo FS Italiane – ha sottolineato Eugenio Fedeli, Direttore Territoriale Produzione Bologna di Rfi. "I treni non raggiungeranno mai la velocità delle particelle, ma già oggi le Ferrovie italiane utilizzano, nella gestione del traffico ferroviario, sugli oltre 16.700 km di rete nazionale e a bordo della flotta dei treni, sistemi di supervisione e controllo il cui livello tecnologico è pari a quello in uso in avionica, nell’aerospaziale e nelle centrali nucleari. Sistemi che consentono ai treni velocità commerciali fino a 300 chilometri orari. Il Gruppo FS Italiane infatti, primo in Europa, ha adottato l’Ertms/Etcs che l’Unione Europea ha indicato quale linguaggio interoperabile comune per tutte le ferrovie comunitarie. Grande anche è l’impegno – ha concluso Fedeli – per rendere le stazioni italiane vere e proprie nuove 'piazze della città'. Con l’installazione 'Meet Lhc. 60 anni di Italia al Cern' vogliamo offrire alle migliaia di viaggiatori, che ogni giorno utilizzano la nuova stazione AV di Bologna, un momento di approfondimento e conoscenza scientifica".
Per informazioni su "Meet Lhc. 60 anni di Italia al Cern" clicca qui.