Nel silenzio cosmico dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso (Lngs), l’esperimento Luna ha osservato una rara reazione nucleare che avviene nelle stelle, in particolare nelle giganti rosse: si è scoperto che l’ossigeno-17, un raro isotopo dell’ossigeno, viene distrutto a una velocità doppia rispetto a quanto finora ritenuto. Il processo di produzione del raro isotopo ossigeno-17, più pesante dell’ossigeno che ogni giorno respiriamo in atmosfera, è una delle reazioni nucleari che contribuiscono alla produzione degli elementi chimici nell’universo. Il risultato è pubblicato su Physical Review Letters. “Questo esperimento ha prodotto dati con precisione mai raggiunta in precedenza e rappresenta una tappa fondamentale della ricerca condotta dalla collaborazione Luna sull’origine degli elementi”, commenta Paolo Prati, spokesperson di Luna.
Luna (Laboratory for Underground Nuclear Astrophysics) è una struttura di ricerca basata su un piccolo acceleratore lineare, l’unico al mondo installato in un laboratorio sotterraneo, ed è schermato da 1600 metri di roccia che proteggono il laboratorio dai raggi cosmici e che permettono quindi l’osservazione di processi estremamente rari. Il suo obiettivo è studiare le reazioni nucleari che avvengono nel cuore delle stelle dove da miliardi di anni, e ancora oggi, vengono prodotti gli elementi che compongono la materia dell’universo. Luna ricrea in laboratorio le energie che i nuclei hanno al centro delle stelle, riportando, con il suo acceleratore, l’orologio indietro nel tempo fino a cento milioni di anni dopo il Big Bang, quando si formavano le prime stelle e si innescavano quei processi che hanno dato origine a misteri che non abbiamo ancora completamente compreso, come ad esempio l’enorme variabilità nella quantità degli elementi presenti nell’universo.
Luna è una collaborazione internazionale di circa 40 ricercatori italiani, tedeschi, scozzesi e ungheresi, a cui partecipano l’Infn per l’Italia, l’Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf per la Germania, il Mta-Atomki per l’Ungheria, la School of Physics and Astronomy dell’Università di Edimburgo per il Regno Unito. In Italia collaborano all’esperimento: i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn, le sezioni Infn e le università di Bari, Genova, Milano, Napoli, Padova, Roma La Sapienza, Torino e l’Osservatorio Inaf di Teramo. [Eleonora Cossi]