C’è una relazione tra le emissioni nei raggi gamma e nell'infrarosso dei cosiddetti blazar, le sorgenti più estreme nell’universo. L’hanno scoperta due ricercatori italiani, Francesco Massaro dell’Università di Torino (associato Infn e Inaf e rientrato in Italia con il programma per Giovani Ricercatori “Rita Levi Montalcini” del Miur) e Raffaele D’Abrusco dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics a Cambridge (Massachusetts, Usa), analizzando i dati raccolti delle missioni spaziali della Nasa Fermi (vd. anche qui), a cui l’Italia collabora con l’Infn, l’Asi e l’Inaf, e Wise (Wide-field Infrared Survey), dedicata all’osservazione del cielo nell’infrarosso. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista The Astrophysical Journal.
I blazar sono le sorgenti più potenti che si conoscano nel cielo visto nei raggi gamma. Ad alimentarli sono buchi neri supermassicci, situati nelle regioni centrali di altre galassie, che producono getti di particelle accelerate fino a velocità prossime a quelle delle luce. “La relazione, che abbiamo ottenuto grazie a una serie di indagini avviate già alcuni anni fa, collega due forme molto diverse di radiazione, dove quella gamma è dieci miliardi di volte più energetica di quella infrarossa”, dice Massaro. “In ultima analisi, i nostri risultati ci aiuteranno a scoprire in che modo i buchi neri supermassicci al centro di remote galassie riescono a trasformare la materia che li circonda in grandi quantità di energia”.
Ad oggi circa un migliaio di sorgenti individuate da Fermi rimangono prive di associazioni con altri oggetti osservati in qualsiasi altra lunghezza d’onda. I ricercatori sospettano che molte di queste siano blazar, ma non ci sono informazioni sufficienti per classificarli. Sfruttando la relazione da loro scoperta, Massaro e D’Abrusco hanno provato a individuare nuovi candidati blazar nel catalogo delle osservazioni infrarosse di Wise. Quando i ricercatori hanno applicato la loro relazione alle innumerevoli sorgenti sconosciute di Fermi (vd. anche qui), hanno subito scoperto 130 potenziali blazar. Ulteriori indagini sono già in corso per confermare la natura di questi oggetti e per individuare nuovi candidati utilizzando la relazione proposta dai due ricercatori. [Catia Peduto]