Valentina Mariani, ricercatrice dell’INFN di Perugia e membro della collaborazione CMS, è tra le vincitrici dell’edizione 2020 del premio “L’Oréal Italia per le Donne e la Scienza”. Istituito diciotto anni fa dall’azienda francese di cosmesi L’Oréal, in collaborazione con la Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, il programma prevede l’assegnazione di 6 borse di studio, ognuna del valore di 20.000 euro, ad altrettante scienziate under 35 italiane attive nei campi delle Scienze della Vita e della Materia, al fine di favorire e supportare il lavoro di ricerca e la crescita professionale di queste ultime, promuovendo al contempo l’essenziale ruolo svolto dalle donne all’interno dell’impresa scientifica. Valentina Mariani si è aggiudicata il finanziamento grazie a un progetto sullo sviluppo degli aggiornamenti a cui sarà sottoposto nel prossimo futuro l’esperimento CMS, uno dei quattro esperimenti presenti presso l’LHC del CERN. La giuria del premio, che ha valutato oltre 300 richieste provenienti da tutta Italia, è stata presieduta da Lucia Votano, dirigente di Ricerca dell’INFN.
“La borsa, spiega Valentina Mariani, consentirà alle vincitrici di lavorare per dieci mesi in collaborazione con L’Oréal in qualsiasi istituto italiano e quindi di portare avanti le loro rispettive attività di ricerca. Nello specifico, essendo io una fisica delle particelle, il progetto premiato da me sottoposto riguarda CMS e, in particolare, la sua evoluzione, che fa riferimento alla fase di alta luminosità di LHC, la quale, a partire dal 2027, ci fornirà la possibilità di osservare un numero maggiori di collisioni tra particelle all’interno dell’acceleratore. Ciò comporterà la produzione di una mole di dati superiore rispetto al passato, che potrebbero permetterci di accedere, almeno in linea di principio, a fenomeni rari che oggi non siamo in grado di osservare. Il focus della mia proposta si basa proprio sulla progettazione di analisi dati per l’esperimento, che avranno come obiettivo principale la ricerca di eventi di nuova fisica, ovvero processi che vadano a contraddire il modello standard.”
Oltre a all’aumento degli eventi da studiare, il futuro di CMS sarà caratterizzato da una tecnologia più resistente, in grado di sopportare l’incremento di energie e di radiazioni associate, e soprattutto più performante. Una degli interventi previsti per la prossima fase dell’esperimento prevede infatti la sostituzione del tracciatore, la componente responsabile della rivelazione del passaggio delle particelle prodotte dallo scontro tra protoni, presente oggi, con un nuovo dispositivo estremamente più sensibile, che consentirà di osservare eventi di bassa energia fino a oggi preclusi alle capacità di CMS, come quelli che si svolgono sull’asse longitudinale al flusso di particelle di LHC. Tra questi vi anche il fenomeno su cui si concentra il lavoro di Valentina Mariani, il Vector Boson Scattering, un’interazione tra bosoni prodotti dalle collisioni, la cui accurata analisi potrebbe fornire indizi sulla presenza di particelle ancora sconosciute.
CMS, che insieme ad ATLAS detiene la paternità della prima individuazione del bosone di Higgs nel 2012, è frutto di una delle più estese collaborazioni scientifiche internazionali, che raccoglie 5000 scienziati appartenenti a 200 istituti di 50 differenti paese. L’INFN è membro di CMS sin dalla sua fondazione e continua a svolgere un ruolo di primo piano all’interno delle attività legate all’esperimento, contribuendo con circa 250 fisici e ingegneri provenienti da 14 Sezioni e 2 Laboratori Nazionali. Coordinatore di CMS è infine Roberto Carlin, ricercatore all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e professore all’Università di Padova. [Matteo Massicci]