Kazakistan. È stato lanciato oggi, 22 agosto 2019, dal cosmodromo di Baikonur il veicolo spaziale Soyuz MS14 con a bordo Mini-EUSO (Multiwavelength Imaging New Instrument for the Extreme Universe Space Observatory), un telescopio per raggi ultravioletti, frutto di un accordo fra l’ASI Agenzia Spaziale Italiana, ente finanziatore, e l’Agenzia Spaziale Russa Roscosmos, e sviluppato da una collaborazione internazionale guidata dall’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, con il contributo del MAECI, Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Per l'INFN partecipano le sezioni di Bari, Catania, Napoli, Roma Tor Vergata, Torino e i Laboratori Nazionali di Frascati.
La Soyuz raggiungerà la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), dove l’astronauta Luca Parmitano attiverà il telescopio.
“Mini-EUSO, che è stato integrato nei laboratori della Sezione INFN e del Dipartimento di Fisica di Roma Tor Vergata, è il frutto di un’ampia collaborazione internazionale di ricercatori che hanno dapprima sviluppato le nuove tecniche di rivelazione nell’ambito del programma JEM-EUSO, e poi hanno costruito un apparato con tempi e costi estremamente contenuti per un progetto spaziale di questa complessità”, racconta il coordinatore dell’esperimento Marco Casolino, ricercatore dell’INFN nella Sezione di Roma Tor Vergata.
Mini-EUSO osserverà la Terra dal modulo russo Zvezda della ISS. Sarà puntato verso la Terra per registrare le emissioni ultraviolette di origine cosmica, atmosferica e terrestre. Il sistema ottico e la superficie focale di nuova generazione consentono al telescopio di raggiungere una sensibilità senza precedenti, permettendo di rivelare ciascun fotone emesso in un campo di vista di 40 gradi con una frequenza di 400.000 immagini al secondo. Una delle caratteristiche principali dell’apparato è la capacità di effettuare osservazioni su diverse scale temporali, da qualche microsecondo in su, e di poter correlare i dati con quelli provenienti da due telecamere ancillari, sensibili nelle bande del visibile e del vicino infrarosso.
“Questo telescopio – spiega Casolino – contiene anche una serie di rivelatori di nuova generazione, come i silicon-photomultiplier, con l’obiettivo di studiarne il comportamento e la loro capacità di resistere all’ambiente spaziale. La tecnologia sviluppata nell’ambito di questo esperimento sarà utilizzata in future missioni spaziali e su palloni stratosferici, come il progetto SPB-2 della NASA, il cui lancio è previsto dalla Nuova Zelanda per il 2022”.
Gli obiettivi scientifici di Mini-EUSO sono molteplici e si estendono su più campi: sarà realizzata, per la prima volta, una mappa delle emissioni notturne della Terra nell’ultravioletto e delle loro variazioni, di natura sia antropica, sia di biolumiscenza legate a particolari comportamenti di plancton e alghe. Saranno studiati anche fenomeni nell’alta atmosfera e la possibilità di identificare e rimuovere detriti spaziali.
Inoltre si studieranno le meteore ricercando, nelle loro tracce al rientro nell’atmosfera, segnali provenienti da un particolare stato molto denso della materia nucleare, ancora mai osservato ma previsto da vari modelli teorici, la materia strana. Mini-EUSO è in grado di osservare anche raggi cosmici di altissima energia, particelle la cui esatta origine è ancora dibattuta e che si presume provengano da altre galassie.