Nel Laboratorio KEK, a Tsukuba in Giappone, oggi 25 marzo alle 11.44 (ora italiana) l'esperimento Belle II ha osservato le sue prime collisioni elettrone-positrone: si inaugura così la Fase 3 del progetto, cui partecipa anche l’INFN, dopo il potenziamento del rivelatore Belle II e lavori di upgrade dell’acceleratore.
“Questo rappresenta un passo fondamentale per la riuscita dell’esperimento, – spiega Ezio Torassa della Sezione INFN di Padova, rappresentante italiano nel comitato esecutivo di Belle II – adesso ci aspettiamo di raccogliere entro il prossimo giugno almeno 5 milioni di eventi, questo ci permetterà di capire a fondo il funzionamento del rivelatore e dell’acceleratore”.“Siamo ansiosi di analizzare i molti dati di cui presto disporremo, e contiamo di effettuare misure sempre più precise con il progressivo aumento della statistica”, conclude Torassa.
L'acceleratore SuperKEKB prevede di raggiungere una luminosità 40 volte maggiore del suo predecessore KEKB, che ha funzionato fino al 2010, e che detiene attualmente il record mondiale di luminosità per un collisore di elettroni-positroni. Belle II ha invece l'ambizioso obiettivo di accumulare 50 volte più dati rispetto al suo predecessore Belle, per scovare segnali di nuova fisica che potrebbero nascondersi nei decadimenti dei mesoni B e fare così luce sui misteri dell'universo primordiale. L’esperimento Belle II, frutto del lavoro di una collaborazione internazionale formata da circa 800 fisici di 23 nazioni diverse, è ora pronto a diventare assieme a SuperKEKB la più potente “Super B factory” del mondo, in grado di produrre in abbondanza e studiare con grande accuratezza i decadimenti dei mesoni B, particelle che contengono un quark beauty (b).
“Il contributo Italiano è stato importante sia per aver proposto lo schema di collisione nano-beam, che ha permesso un notevole incremento di luminosità, sia per avere contribuito alla progettazione, costruzione e assemblaggio del rivelatore Belle II”, spiega Paolo Branchini della Sezione INFN di Roma Tre, coordinatore nazionale della comunità italiana che lavora al progetto.
Il contributo della comunità italiana. La collaborazione italiana consiste di più di 60 scienziati provenienti dai Laboratori e dalle Sezioni dell’INFN e Università di Napoli, Padova, Perugia, Pisa, Torino, Trieste, Roma Sapienza, Roma Tre, Laboratori Nazionali di Frascati ed Enea Casaccia. I gruppi italiani hanno contribuito alla costruzione e sono impegnati nella messa in funzione di quattro elementi chiave dell'esperimento: il rivelatore di vertice (SVD), il sistema di identificazione di particelle (TOP), il calorimetro elettromagnetico (ECL), e il rivelatore esterno (KLM) dedicato alla misura dei mesoni KL e dei muoni.