Un team di ricercatori dell’Infn e dell’Università di Ferrara ha analizzato con la tecnica della radiografia digitale il dipinto “Paolo e Francesca” di Gaetano Previati, tra le opere più famose dell’artista, attualmente esposto nella mostra “Stati d’animo - Arte e Psiche tra Previati e Boccioni”, allestita al Palazzo dei Diamanti a Ferrara. Il lavoro di analisi, che sarà presentato al Salone internazionale del Restauro questa settimana, è stato eseguito con la tecnica della radiografia digitale con uno scanner per diagnostica radiografica in situ costruito e progettato grazie alla collaborazione tra dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Ferrara e la sezione Infn di Ferrara.
Dalle radiografie digitali scattate, oltre mille, emerge la storia nascosta del dipinto. Grazie a queste analisi è stato possibile riportare alla luce la prima redazione dell’opera che svela dettagli nascosti nel dipinto come la diversa posizione del volto di Francesca, inizialmente dipinta da Previati con il capo reclinato all’indietro. La modifica è ben evidente poiché la prima stesura del volto della giovane, poi abbandonata e coperta, è perfettamente riconoscibile grazie alla radiopacità dei pigmenti impiegati che ancora si trovano sotto la superficie pittorica.
“Il dipinto è di dimensioni importanti e ha richiesto 1137 scatti radiografici per essere compiutamente documentato”, commenta Ferruccio Petrucci, docente di Archeometria e associato alla sezione Infn di Ferrara. “Attraverso l’immagine radiografica è stato possibile osservare come l’artista abbia inizialmente progettato l’opera. Questa immagine è ora a disposizione degli studiosi, che potranno leggervi l’evoluzione della tecnica pittorica e della poetica dell’autore”.
“Grazie alle informazioni che ci arrivano dalle analisi sul dipinto è possibile affermare che l’elaborazione del grande dipinto di Paolo e Francesca sia frutto di un lento e graduale processo di trasformazione di un’idea progettuale, una visione che pian piano, nel corso degli anni, il pittore ferrarese ha perfezionato”, sottolinea Mattia Patti, professore associato dell'Università di Pisa e associato dell’Ino-Cnr di Firenze.
Le analisi sono state condotte nell’ambito delle attività della rete per i beni culturali Infn-ChNet (Cultural Heritage Network). Il programma di diagnostiche scientifiche è stato svolto in collaborazione con l’Istituto nazionale di ottica del Cnr, che ha eseguito le diagnostiche per immagini nell’infrarosso e in fluorescenza ultravioletta. La lettura delle diagnostiche scientifiche, che già sono state di supporto all’intervento conservativo sull’opera, costituisce una parte di grande interesse nel catalogo della mostra e il punto di partenza per un’indagine storico-artistica dell’arte del primo Novecento. [Eleonora Cossi]