Dopo aver completato con successo la presa dati a Lhc, il piccolo rivelatore Arm1 di Lhcf ha lasciato il Cern alla volta degli Stati Uniti. Una volta in America, Lhcf si è insediato al Brookhaven National Laboratory, dove ha vestito nuovi panni, trasformandosi in Rhicf: ora, infatti, raccoglie dati a Rhic (Relativistic Heavy Ion Collider) in collisioni protone-protone a 510 GeV di energia, in un run (ciclo di presa dati) a lui dedicato, insieme all’esperimento Star.
Rhicf è stato posizionato in linea retta a 18 metri dal punto di collisione di Star, in una configurazione molto simile a quella che occupa a Lhc rispetto all’esperimento Atlas. In questo modo è in grado di rivelare particelle prodotte molto in avanti, analoghe a quelle prodotte nelle cascate dei raggi cosmici. Lo studio del numero di particelle secondarie prodotte e del loro spettro in energia è di fondamentale importanza per cercare di interpretare il meccanismo di interazione dei raggi cosmici primari con i nuclei dell’atmosfera. I modelli attualmente utilizzati per descrivere questi processi hanno finora mostrato significative discrepanze tra loro e rispetto ai dati raccolti dall’esperimento Lhcf.
“Il run appena completato è stato un vero successo, - commenta Alessia Tricomi, responsabile nazionale Infn di Lhcf - e fornirà ulteriori informazioni utili a capire quale, tra i modelli attualmente in uso, descriva meglio i nostri dati in tutto il range di energie esplorate finora e aggiungerà ulteriori informazioni importanti per comprendere meglio il comportamento dei raggi cosmici di altissima energia”. [Antonella Varaschin]