Il telescopio Astri ha visto i primi bagliori di luce Cherenkov nella notte tra il 25 e il 26 maggio dal sito astronomico di Serra la Nave, sull’Etna. A darne notizia ora è la collaborazione Cta (Cherenkov Telescope Array). Astri, progetto guidato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e realizzato in collaborazione con l’Infn, alcune Università italiane, l’Università di San Paolo in Brasile e la North-West University in Sud Africa, è, infatti, il prototipo di telescopio sviluppato per il futuro apparato Cta, che sarà il più grande e sensibile osservatorio per raggi gamma del mondo.
Questa prima luce arriva poco dopo la conferma dello scorso novembre della validità della tecnologia ottica di nuova concezione, basata sulla configurazione a doppio specchio di Schwarzschild Couder, proposta per il progetto Cta. Nonostante la fotocamera non fosse stata completamente configurata, è stato possibile catturare i primi segnali di origine astrofisica in luce Cherenkov e produrre così le immagini della pioggia prodotta nell’atmosfera dai raggi cosmici.
“È una grande soddisfazione questo primo risultato del telescopio Astri, che pone una robusta base al processo di costruzione di Cta", commenta il responsabile nazionale di Cta per l’Infn, Nicola Giglietto, professore al Politecnico di Bari. "Oltre che ad Astri, l’Infn contribuisce alla progettazione e realizzazione di altri telescopi dell’apparato. In particolare alla costruzione di parte della struttura e dell’elettronica della camera del primo telescopio grande (Lst), che dovrebbe essere ultimato il prossimo anno a La Palma, e ai sensori e all'elettronica dei telescopi medi di progettazione americana (Sct), il cui prototipo dovrebbe essere acceso per la fine dell’anno in Arizona", conclude Giglietto.
Nello sviluppo tecnico e scientifico di Cta, progetto incluso nella roadmap di Esfri (European Strategy Forum on Research Infrastructures) del 2008, e finanziato nell’ambito di Horizon 2020, sono coinvolti oltre 1350 scienziati e ingegneri di 32 nazioni. L’osservatorio rileverà con un’accuratezza senza precedenti le radiazioni di alta energia che raggiungono la Terra, la sensibilità delle misurazioni sarà 10 volte maggiore di quella consentita dagli strumenti attualmente in uso e permetterà una nuova comprensione degli eventi più estremi dell’universo. [Antonella Varaschin]