Confermando le prime osservazioni di Pamela e Fermi, l'esperimento Ams 02 (collocato sulla Stazione Spaziale Internazionale) ha comunicato di aver osservato un eccesso di positroni (antimateria di elettroni) nello spazio rispetto all'atteso e con una importante distribuzione in un range di energia. Come afferma un comunicato del Cern, i risultati di Ams si basano su circa 25 miliardi di eventi registrati in un anno e mezzo di attività e includono 400.000 positroni con energia compresa tra 0,5 GeV e 350 GeV. Questi rappresentano la più grande collezione di particelle di antimateria mai rivelata nello spazio. La frazione di positroni cresce tra i 10 GeV e i 250 GeV e i dati mostrano una tendenza alla riduzione della crescita di un ordine di grandezza nel segmento 20-250 GeV. I dati mostrano anche che non vi è nessuna variazione nel tempo né una direzione privilegiata di provenienza. Questi risultati sono coerenti con la presenza di positroni originati dalla annichilazione di particelle di materia oscura nello spazio, ma non sono sufficientemente conclusivi da escludere altre spiegazioni.
Secondo il presidente Infn, Fernando Ferroni: “I dati di Ams sono una interessantissima conferma – con precisione maggiore– dei dati rilevati dagli esperimenti spaziali Pamela e Fermi in questi ultimi anni. Una conferma che non risolve certo il rebus dell’antimateria in eccesso. Ma che indica come i dati dei due esperimenti (anche questi a fortissima presenza italiana) avessero visto giusto nel rivelare questa anomalia. Che sia o meno materia oscura non può che dirlo un ulteriore sforzo per produrre nuovi dati e analizzarli. Un lavoro che, come giustamente sottolinea il team Ams, richiede ancora del tempo e della prudenza”.
L’Italia ha dato un importante contributo alla costruzione e operazione del rivelatore nonché all’analisi dei dati, sotto la guida del professor Roberto Battiston, deputy spokesperson di Ams, dell’Università e Infn-Tifpa, Trento. La partecipazione dell’Italia è stata sostenuta dall’Infn e dall'Asi e ha visto il coinvolgimento delle Università e delle Sezioni Infn di Bologna, Milano Bicocca, Perugia, Pisa, Roma “Sapienza” e Trento in collaborazione con le industrie nazionali (Cgs, Caen, G&A Engineering, Fbk). Il contributo alla realizzazione della strumentazione spaziale ha riguardato il sistema di tempo di volo e di anelli Cherenkov (Bologna), il tracciatore al silicio (Perugia, Trento), il calorimetro elettromagnetico (Pisa), il rivelatore a radiazione di transizione (Roma), nonché il segmento a terra dei dati (Milano Bicocca). L’analisi dei dati è stata realizzata usando le infrastrutture di calcolo dell' Infn-Cnaf (Bologna) e dell' Asi-Asdc (Frascati).